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IndiaEveryday

lunedì 3 dicembre 2007

Pendolarismo spinto

Interrompo il racconto dei miei preparativi natalizi per commentare una notizia di cronaca.
Secondo quando dichiarato settimana scorsa sui maggiori quotidiani nazionali, l'Italia è diventata un popolo di pendolari. Ben 13 milioni di italiani, vale a dire 1 su 5, che salgono a 1 su 3 se si considerano soltanto studenti e pendolari, si spostano quotidianamente per studio o lavoro.
Al di là dei numeri, come al solito conviene approfondire il criterio con cui è stata fatta l'indagine. E si scopre che il significato di pendolare è stato leggermente travisato...
Infatti, l'inchiesta considera "pendolare" chiunque si sposti quotidianamente, per svolgere la propria attività di cui sopra, al di fuori del proprio comune di residenza.
Secondo me questa definizione è troppo ampia. Conosco ben poche persone che godono della fortuna di lavorare nello stesso comune in cui risiedono. Spesso poi, nel caso di chi lavora in una metropoli, la residenza nella cosiddetta "cintura" non si può considerare vero e proprio pendolarismo. A titolo di esempio, mi viene difficile considerare "pendolare" chi abita a Collegno (TO) e lavora in zona Torino Nord, che quasi dalle finestre di casa può vedere il proprio ufficio se la giornata è tersa e non ci sono palazzoni davanti...
Personalmente sono entrato nel tunnel del pendolarismo nel 1999, dapprima a piccole dosi di 90 minuti al giorno tra andata e ritorno. Poi, quando pensavo ancora di poter smettere, ci sono ricascato in dose ancora più massiccia. Il risultato, che rappresenta la mia attività di pendolare da circa un anno e mezzo a questa parte, è il seguente:
  1. Sveglia alle 5:30, rotolo giù dalle scale fino alla cucina dove mi bevo un succo di frutta e mi mangio una brioche
  2. Mi sposto in bagno per dedicarmi all'igiene personale
  3. Mi vesto rapidamente, scendo in garage e inforco la bici. Di solito esco di casa per le 6:10.
  4. Mi dirigo in stazione per 1,5 km. La strada è in forte discesa e non ci metto più di 4 minuti
  5. Prendo l'autobus sostitutivo del treno che, dopo 40 minuti, arriva al capolinea
  6. Prendo un treno per altri 20 minuti e scendo ad una stazione intermedia
  7. Prendo un altro treno per 25 minuti e finalmente arrivo nella metropoli
  8. Mi faccio 20 minuti a piedi e sono in ufficio per le 8:20
Tutto questo implica ovviamente che i mezzi pubblici non siano in ritardo. Altrimenti, a Trenitalia piacendo, l'orario dell'arrivo in ufficio può slittare in avanti anche sensibilmente.
La sera si ripete il rito in direzione inversa.
Verso le 17 inizio a fibrillare, sperando che qualche collega o peggio ancora il capo non vengano a chiedermi qualcosa di urgente. Se la fortuna mi assiste, alle 17:25 riesco ad uscire, altrimenti mi tocca rimandare di un'ora perché tanto il viaggio perderebbe il sincronismo delle coincidenze.
Perciò treno + treno + treno (nel frattempo il bus sostitutivo è stato promosso a treno) + bici e finalmente sono a casa per le 19:20 circa, ovvero alle 20:15 qualora non sia riuscito ad evitare capo e colleghi oltre le 17.
Dimenticavo di far notare che il percorso effettuato con bici è diventato in salita. Quindi la sera, prima del rientro, mi aspetta il mio personalissimo Muro di Huy.
Possibili varianti sono:
  1. La pioggia: se minaccia cattivo tempo fin dal mattino, anziché la bici ho la fortuna di poter usare l'auto, che lascio in stazione fino alla sera
  2. I ritardi, di cui ho già parlato
  3. L'eventualità, finora sempre scongiurata, che mi si chieda di fare MOLTO TARDI in ufficio.
Quest'ultima variante è per me un vero e proprio spauracchio: qualora infatti mi si chiedesse di rimanere in ufficio oltre le 19:30, perderei l'ultima coincidenza intermedia. Ciò comporterebbe di chiedere a mia moglie di caricare i bambini in macchina alle 20:30, percorrere 35 km e venirmi a prendere, per poi ritornare tutti insieme a casa non prima delle 21:30.

Propongo di introdurre una soglia chilometrica per la definizione di "pendolare"!

2 commenti:

kabalino ha detto...

io dico che tutti i pendolari meriterebbero un monumento...ma un monumento di quelli importanti perchè martiri come loro non ce ne son mica tanti

Gischio ha detto...

Potessi scegliere io il monumento, lo vorrei a forma di letto, ma imbottito, per recuperare il sonno perso viaggiando :-)