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IndiaEveryday

mercoledì 31 ottobre 2007

L'essenza del blog

Quando ho iniziato a tenere questo blog, mi sembrava di avere molte cose da raccontare.
Invece, dopo quasi un anno, mi sono accorto che:

  1. ho scritto pochissimi post, in media poco più di 1 al mese;

  2. non ho dato un'identità al mio blog, ma ho affrontato argomenti completamente slegati fra loro;

  3. non ho parlato di niente di interessante. Le poche visite alle mie pagine le devo a persone che ho conosciuto sui loro blog, i quali sono MOLTO più interessanti del mio;

  4. non ho imparato a scrivere meglio di quando ho iniziato. Questo era un obiettivo al quale tenevo molto...


Ci sono però anche alcuni lati positivi, anzi ne vedo solo uno: come dicevo al punto 3, ho conosciuto diverse persone che tengono blog molto ben organizzati, li aggiornano e soprattutto hanno trovato un loro filone. C'è chi si tiene in contatto con gli amici per superare la lontananza dovuta a motivi di studio; c'è chi racconta la sua giornata lavorativa o le uscite in compagnia; chi commenta le notizie sportive o persino unisce filosofia e sport... il tutto in un ottimo italiano, elegante, scorrevole, estremamente piacevole.
Il mio blog non è niente di tutto questo, per i motivi che ho detto.
Tuttavia voglio fare ancora un tentativo, in direzione dell'identità.
Dal prossimo post voglio parlare della mia giornata lavorativa, ovvero di tutto ciò che accade in quel curioso condominio rappresentato dall'azienda per la quale lavoro.
Ovviamente non c'è nulla di originale in questo, molti blog già ne parlano e parecchi hanno anche un buon successo di pubblico.
Ma in questo momento così difficile per la mia vita lavorativa (e chi avrà voglia di leggermi scoprirà presto perché dico questo), la decisione di tenere un diario della giornata in ufficio mi sembra utile soprattutto per me, per la mia sopravvivenza quotidiana.
Se poi tutto ciò riscuotesse anche un discreto seguito ma soprattutto un confronto con opinioni altrui, non potrei che essere felice per la fisionomia assunta da questo blog.

giovedì 25 ottobre 2007

Scherzo telefonico

Pubblico oggi questo filmato da YouTube, si tratta di uno scherzo telefonico in dialetto valsesiano stretto...

giovedì 18 ottobre 2007

Incontri

Stamattina, sul solito pullman di cui ho già parlato in un post precedente, ho incontrato un caro compagno di studi universitari. Un tempo ci frequentavamo spesso, poi dopo la laurea le vicende personali e professionali ci fecere perdere improvvisamente i contatti. La conseguenza fu che per circa 6 anni, pur vivendo a non più di 50 km l'uno dall'altro, ci tenemmo a stento in contatto con qualche mail ogni tanto, senza però rivedersi faccia a faccia.
Stamattina lui doveva recarsi nella metropoli per una specie di conferenza riguardo alla sua attività lavorativa, per cui salendo sul pullman ci siamo rivisti e abbiamo chiaccherato piacevolmente per tutto il viaggio.
Il fatto curioso che sta alla base di questo incontro, che è anche la ragione principale per la quale scrivo questo post, è costituito dalla mia sorpresa nello scoprire questo mio amico assolutamente immutato nel fisico dopo parecchi anni.
Mi spiego meglio: sono abbastanza abituato a rivedere ex-compagni di scuola e amici a distanza di anni dall'ultima volta. Quando capita, noto in loro che gli anni hanno lasciato qualche traccia; chi ha la pancia in bella evidenza o il doppio mento, chi ha perso buona parte della chioma (e sono la maggioranza), chi ha un sorriso meno sereno e così via. Addirittura, mi sento in un certo senso preparato a scorgere tali modifiche, per cui stamattina mi sono sorpreso nel non notarne affatto.
Ebbene, nel caso di stamattina, quasi non ero sicuro fosse lui veramente, almeno fino a quando non mi ha salutato e cioè forse appena un secondo dopo esserci visti. E il mio dubbio era dovuto al fatto che era esattamente uguale ad alcuni anni fa, mentre l'immagine che avevo di lui nella mia mente era preparata a riconoscerlo solo se corredato di qualche modifica imputabile al tempo che passa!
Ecco, ora che l'ho scritto mi sembra di aver messo bene a fuoco quello che ho provato in quel momento. Una sensazione davvero singolare, durata lo spazio di pochi secondi, dato che subito ci siamo messi a raccontarci gli avvenimenti di questi ultimi anni...
Ma un dubbio mi è rimasto: il tempo che passa, quello che noi viviamo giorno per giorno e che disegna la memoria con i ricordi, è scandito dagli anni che passano o dall'idea che noi ce ne facciamo nella nostra mente?
Fino a ieri pensavo che questi due concetti di tempo coincidessero, ora nutro qualche dubbio...

giovedì 11 ottobre 2007

Un'insana passione per le lingue

Ho sempre avuto un'inspiegabile passione per le lingue, anche le più strane. Quando vengo a conoscenza di una nuova parola straniera, mi prende l'impulso irrestibile di memorizzarla e imparare il suo significato. Chiamatelo pure spirito nozionistico, non importa, del resto ci convivo da sempre.
In particolare non mi ha mai abbandonato l'idea di imparare il tedesco. E l'occasione buona, dopo svariati tentativi infruttosi, mi si presentò quando, alcuni anni fa, dovetti recarmi per parecchie settimane in Germania per lavorare presso un cliente.

Ovviamente nell'ambito lavorativo si parlava in inglese, ma non ho mai nascosto con i miei business partner il fascino che la loro lingua nativa esercitava su di me. Ho provato dapprima con un corso in 2 volumi (che tuttora ogni tanto consulto), poi sono passato ad un più moderno corso su CD-ROM. Un po' la mancanza di tempo e soprattutto la scarsa convinzione mi hanno condotto purtroppo ad abbandonare e a riprendere almeno 4 volte quest'impresa, tanto che ancora oggi devo ogni volta ricominciare daccapo quando mi prende la fissazione di impararlo una volta per tutte.

In ogni caso, durante il mio periodo tedesco sono riuscito quantomeno ad elaborare un po' di frasi fatte, sul modello "da turista" e ne ho approfittato per intavolare scarne conversazioni, che visto il mio limitatissimo vocabolario lasciavano molto a desiderare.

Tuttavia un episodio in particolare, all'apparenza insignificante, contribuì a radicare in me la convinzione che questa lingua fosse particolarmente ostica...

Mi trovavo presso la sede di Harman-Becker, noto produttore di interfacce audio/video per automobili e oggi noto anche per i navigatori GPS. La sede è in Ittersbach, frazione di Karlsbad, nel pieno della Foresta Nera, tra Pforzheim e Karlsruhe. Il confine con la Francia dista non più di 30 km.

In quel periodo, insieme ad un collega, partivamo ogni mattina da Boeblingen e , dopo un'ottantina di km, si arrivava presso questo cliente e per fare test sul software fino al pomeriggio inoltrato. Il gruppo era formato prevalentemente da tedeschi, più noi 2 italiani e qualche americano.

I tedeschi parlavano ovviamente nella loro lingua, tranne che per rivolgersi a noi e agli americani. Notai però che spesso dovevano ripetere i discorsi anche fra di loro: in pratica, in quasi ogni dialogo in tedesco, ogni 3-4 frasi ciascuno rivolgeva al proprio collega un "Bitte?", chiedendo cioè di ripetere l'ultima concetto.

Ne parlai col mio collega, il quale confermò la mia impressione. Volendo generalizzare il più possibile, da questa vicenda ho tratto le seguenti conclusioni, non mutuamente esclusive:


  1. I tedeschi sono molto distratti quando dialogano fra loro;

  2. i tedeschi sono quasi tutti sordi;

  3. il tedesco è proprio una lingua difficile, anche per chi l'ha imparata dalla nascita.

Io ovviamente propendo per quest'ultima possibilità. Tendo invece ad escludere l'eventualità che alcuni si esprimessero in una specie di dialetto di difficile comprensione, perché provenivano tutti dalla stessa zona, erano colleghi da molti anni e inoltre io stesso riuscivo a cogliere qualche parola nel discorso, anche se poi mi sfuggiva il senso.

In conclusione, non ho (ancora) imparato il tedesco, ma almeno ho un alibi...

mercoledì 3 ottobre 2007

Citazione

"Show me a man or a woman alone and I'll show you a saint. Give me two and they'll fall in love. Give me three and they'll invent the charming thing we call 'society'. Give me four and they'll build a pyramid. Give me five and they'll make one an outcast. Give me six and they'll reinvent prejudice. Give me seven and in seven years they'll reinvent warfare. Man may have been made in the image of God, but human society was made in the image of His opposite number, and is always trying to get back home".

"Mostrami un uomo o una donna soli e ti mostrerò un santo o una santa. Dammene due e quelli si innamoreranno. Dammene tre e quelli inventeranno quella cosa affascinante che chiamano "società". Quattro ed edificheranno una piramide. Cinque e uno lo metteranno fuori legge. Dammene sei e reinventeranno il pregiudizio. Dammene sette e in sette anni reinventeranno la guerra. L'uomo può essere stato fatto a immagine di Dio, ma la società umana è stata fatta a immagine del Suo opposto. E cerca sempre di ritornare."


[Stephen King - L'ombra dello scorpione]

martedì 2 ottobre 2007

Demian

Che stanchezza stamattina! Ho maturato troppo sonno arretrato, mi sa che stasera vado a nanna subito dopo cena.
La verità è che domenica mi sono stancato troppo: ho approfittato del giorno festivo per montare una grande libreria (cm 270 x 256) nello studio di casa, sono soddisfatto del risultato ma ieri ero tutto dolorante. Colpa di quel continuo saliscendi sulla scaletta per sistemare i tramezzi e avvitare il piano superiore.
Durante il viaggio in treno ho finito il "Demian". A dire il vero quest'opera di Hermann Hesse non mi ha entusiasmato come altre letture recenti, quali "Homo Faber " e "Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta", tuttavia mi ha offerto alcuni spunti interessanti.

Incentrato sul difficile passaggio dall'adolescenza alla vita adulta di Emil Sinclair, il libro è particolarmente adatto ai giovani, ma più in generale a tutti coloro che considerano il proprio destino come una meta da raggiungere con un faticoso travaglio personale. L'individuo ha una identità che lo rende autonomo dalla massa, perfino al di sopra dei grandi avvenimenti quali la guerra. Emil abbandona le sicurezze e le gioie della gioventù per intraprendere un cammino verso la maturità, che inevitabilmente porterà dentro di lui ad uno scontro tra il bene e il male. Lo aiuteranno in questo viaggio alcune guide spirituali, soprattutto l'amico Demian, ma alla fine si realizzerà come individuo adulto. Sullo sfondo della vicenda, i timori per l'avvento della prima guerra mondiale, che metterà un'intera generazione di fronte alle angosce di un mondo in rovina.
Tuttavia i livelli di lettura di un'opera sono diversi a seconda delle esperienze personali e, di conseguenza, dell'età. Credo che se avessi letto questo libro durante la mia adolescenza lo avrei apprezzato maggiormente.