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IndiaEveryday

martedì 28 luglio 2009

Mia moglie è una strega


I lettori non più giovanissimi ricorderanno il film "Mia moglie è una strega", interpretato da Renato Pozzetto ed Eleonora Giorgi.
La trama è più o meno questa: Eleonora Giorgi è una strega e viene mandata al rogo da Papa Clemente V, ovvero Renato Pozzetto. Tuttavia un patto stretto col Diavolo permette alla strega di tornare in vita 300 anni più tardi, incontrare Pozzetto (che nel frattempo è un agente di borsa) e turbare la sua vita per vendicarsi di quanto subito nel XVII secolo.
Alla fine i due si innamorano e si sposano, e la strega, per coronare il suo sogno d'amore, riesce a raggirare nientemeno che il Diavolo stesso. Eleonora Giorgi è ovviamente una strega non nel senso di donna brutta e cattiva, ma nell'accezione di colei che possiede poteri magici ed è in grado di produrre incantesimi.
Proprio con questa accezione ho spesso anche io la sensazione che mia moglie sia un po' strega. Se qualcuno teme che la mia sia un'offesa, sappia che lei è al corrente di questi miei pensieri e quindi non le nascondo proprio nulla.
Vediamo un esempio. Anni fa, da studente universitario, ho inoltrato tutti i rinvii per motivi di studio necessari a completare il regolare corso senza essere chiamato alle armi nel bel mezzo di un anno accademico. Una volta laureato, ho ovviamente smesso di richiedere i rinvii e pertanto mi aspettavo la chiamata alle armi. A mia moglie, che all'epoca era mia fidanzata, non andava proprio giù che io partissi per il servizio militare. Io le risposi che purtroppo non dipendeva da me e che da un momento all'altro mi sarei dovuto aspettare la famigerata "cartolina".
Lei, per tutta risposta, sperava che questa cartolina non arrivasse proprio, magari in virtù di un esubero. Ebbene, le settimane passavano una dopo l'altra e la cartolina non arrivava, proprio come lei desiderava. Passato un anno, all'ufficio leva del Comune di residenza arrivò l'atteso congedo, perciò niente più servizio militare. Lei, per tutta risposta, mi disse che ci aveva sempre creduto al fatto che non partissi. E aggiunse che talvolta, se uno ci crede fermamente a qualcosa, va a finire che si avvera...
Vediamo un altro esempio. Anni fa mia moglie ed io eravamo in auto, con la radio accesa: "Ad un certo punto lei dice: "Questo posto è proprio carino, per completare l'atmosfera sarebbe proprio bello che alla radio trasmettessero la nostra canzone". E proprio in quel momento il DJ dice: "Ed ora vi dedichiamo un pezzo degli anni '90, "Come mai" di 883".
Proprio la nostra canzone.
Io mi giro verso di lei e le dico "Come facevi a saperlo?". E lei sorridendo dice: "Io non lo sapevo, mi sono limitata a desiderarlo... Mi sembrava una cosa così bella!". E subito dopo però la vedo diventare seria, come se anche lei avesse preso coscienza improvvisamente di un qualche potere nascosto e ne fosse rimasta un tantino intimorita.
Vediamo infine uno tra gli esempi più recenti.
Dovete sapere che io, nonostante sia di indole tendenzialmente mite, ogni tanto tendo ad esplodere. Capita perciò che, qualora abbia identificato un possibile colpevole delle mie sciagure, tenda a mandargli una qualche maledizione. Niente di serio, ma cose del tipo "Gli venisse la diarrea", oppure "gli venisse bruciore al culo". Mia moglie ha sempre detestato questa mia reazione e non perde occasione per ricordarmi quella che secondo lei è una verità inconfutabile: se si augurano maledizioni agli altri, finiscono per ricadere su chi le pronuncia.
Devo ammettere che, negli ultimi mesi, di occasioni per pronunciare maledizioni ne ho avute in gran quantità. Del resto, provate a immaginare che perdiate il lavoro perché un top manager della vostra azienda ha deciso che il vostro gruppo non sia più "strategico". Non dico che dobbiate desiderarne la dipartita all'altro mondo, o neppure che abbia a morire insepolto come auguravano gli antichi; tuttavia non volete che, per cotanto misfatto, non abbia a passare una notte seduto sul water in preda a dolori di pancia?
Ebbene, sembrerà incredibile, ma a forza di augurare sfighe a color che identifico come colpevoli delle mie sfortune, ho proprio appurato che ha ragione mia moglie: ti si ritorcono contro! Ho infatti passato l'inverno a maledire questo e quel manager, augurando loro dissenteria, ragadi anali e bruciori vari, e per contrappasso ho dovuto subire un intervento chirurgico per un tumore al retto. Fortunatamente benigno, ma per 6 settimane mi ha procurato dei dolori memorabili, soprattutto di notte. Inoltre non riuscivo a trovare una posizione che consentisse di alleviare un po' la sofferenza: soltanto in ginocchio sullo scendiletto, appoggiato con i gomiti al materasso, avvertivo un qualche sollievo. E infine, per completare l'opera, non ho neppure potuto guadagnarci un po' di stipendio, perché ero in cassa integrazione straordinaria e non potevo passare in malattia.

In conclusione, quando ora sento la necessità di maledire qualcuno, dico sempre frasi del tipo "Che brava persona", oppure "gli auguro proprio di stare in vacanza tutta la vita, di divertirsi molto e non avere mai alcun pensiero".
Chissà, forse se veramente questi auguri si ritorcono contro chi li pronuncia, finalmente mi accadrà qualcosa di positivo.

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