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IndiaEveryday

venerdì 16 novembre 2007

Il potere della parola

Da qualche tempo a questa parte sembra proprio che l'oggetto più importante e ambito nella mia azienda sia quello qui raffigurato


"Dunque lavori in un call center", direte voi. E invece no, rispondo io.
In realtà lavoro per una delle filiali italiane di una multinazionale americana, che si vanta di produrre alta tecnologia. E allora a che cosa serve un paio di cuffie per conversare al telefono?
Servono, pure parecchio. Infatti, uno degli effetti dell'ultima ristrutturazione è stato quello di decentrare quasi tutte le attività tecnologiche che prima si facevano in sede. Tra queste rientrano il design e lo sviluppo del software, i relativi test e la gestione delle interfacce verso altri prodotti. Tutto questo verrà svolto da gruppi di lavoro a basso costo in India, Russia o Cina, oppure da società di consulenze esterne che chi vuol fare un gran fascio a modo suo chiama "terze parti".
Conclusione, cosa facciamo noi? La risposta in rigoroso lessico aziendale parla di "gestione dell'integrazione tra le varie componenti e reporting al senior management dello stato di avanzamento". Tradotto in soldoni, significa una quantità assurda di meeting via telefono per chiedere ai vari gruppi a che punto si trovano, se ci sono ritardi nelle consegne e, nel caso, a cosa sia dovuti, se si prevede un piano per limitare i danni da ritardo e così via.
In pratica diventeremo un call center, da cui partiranno ogni giorno centinaia di chiamate per reperire informazioni che, fino a poco tempo fa, eravamo in grado di trovare semplicemente chiedendo al collega di scrivania o, al massimo, scendendo un paio di rampe di scale.
Almeno finché durerà, perché già ho le prime avvisaglie che questa gestione delle "terze parti" sarà alquanto difficoltosa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perche non:)