O meglio, sapevo che il business principale fosse quello della consulenza alle imprese, ma i sindacati ci avevano ben detto che il nostro gruppo si sarebbe dedicato allo sviluppo di nuovi prodotti. Chi in cassa non ci è andato, o è finito in consulenza, oppure ha avuto 3 mesi per pensare a cosa saranno questi nuovi prodotti. Bisogna, ça va sans dire, pensare ovviamente ad offrire qualcosa che ancora non esiste, qualcosa che magari non ha neppure un mercato. Con lo scopo quindi di crearlo: offri un prodotto che magari non ha senso, ma qualcuno pensa "ehi, così com'è fa pena, ma mi fa venire in mente in'idea interessante".
Qual è il rischio più grosso che si può correre in questi casi? Quella che io definisco come "sindrome da pagina bianca": ovvero, quando non si sa da dove iniziare, si va in tutte le direzioni. Non si sceglie una, due, massimo 3 traiettorie e si prova a sviluppare qualcosa di nuovo a partire da quelle, assumendosene le responsabilità in caso di fallimento. No. Si preferisce invece aggredire decine di argomenti contemporaneamente, mettendo sempre le stesse persone su tutti quanti, convinti che pescando nel mucchio prima o poi salterà fuori qualcosa di buono. E' un po' il meccanismo della pesca a strascico: se butti le reti in mare, le attacchi alla barca e parti, prima o poi qualcosa ci rimarrà impigliato dentro. Non necessariamente pesci, però. Talvolta anche qualche asse del water.
Tanto per fare il mio caso personale, in 5 settimane di lavoro mi sono stati proposti, nell'ordine, i seguenti temi:
- Far parte del gruppo che si occuperà di ricerca sulle nuove tecnologie;
- Sondare le opportunità del mercato per offrirsi come tester o certificatori di applicazioni telematiche per auto. E qui apro una parentesi: con la crisi che attualmente investe il mercato dell'auto, non mi sembra proprio il momento di avvicinarsi baldanzosi a questo settore. Si rischia, nella migliore delle ipotesi, di non fare nulla per mesi. A meno di non offrire qualcosa di veramente innovativo. E cosa ci sia di innovativo nel fare test, proprio non ne ho idea. Almeno da noi è il lavoro che di solito si dà ai neolaureati per farsi un po' le ossa, e che di solito anche gli indiani, dopo un po', cercano di sbolognare a qualcun altro.
- Iniziare un corso Java, che un po' di Java non ha fatto mai male a nessuno; questa è stata, a mio parere, l'idea migliore, soprattutto perché ero un po' arrugginito di programmazione e poi Java non l'avevo mai affrontato. Si è cominciato quindi col J2SE e per me è stata davvero una eccellente opportunità;
- Nel mezzo del corso Java si è parlato di interrompere il tutto per fare invece un corso di SQL, perché "forse è meglio". Per fortuna non si è materializzata questa eventualità.
- Sempre durante il corso Java, io ed alcuni colleghi veniamo contattati per andare in consulenza presso un'azienda milanese che si occupa di router adsl, con la prospettiva di programmare driver in linguaggio C; a parte la trasferta, il lavoro mi interesserebbe. Difatti scelgono qualcun altro...
- Durante il corso Java, mi chiama uno dei capi e mi informa che ha scelto me, "perché di nessun altro si può fidare (!)", per organizzare una consulenza a medio-lungo termine per un cliente di Firenze. Si tratta, in breve, di fornire supporto per test di applicazioni (e dagli) e per configurare il loro ambiente di sviluppo. Anche qui mi sembra interessante, anche se spero di limitare il più possibile le mie trasferte toscane. Altra parentesi: il "solo di te mi posso fidare" è un vecchio cavallo di battaglia del capo in questione; di solito lo applica coi neoassunti, ma preso alle strette si è sentito di buttarlo in faccia anche a me. La frase, riveduta e corretta, dovrebbe invece essere: "Dal momento che tutti quelli cui avrei chiesto di occuparsi di questa menata si sono dimessi o sono stati posti in mobilità, chiedo a te di occuparti di questa menata, anche ti conosco poco o niente ma ho sentito dire che sei uno che non rompe troppo le scatole". Ecco, questo più o meno il senso della frase.
- Finito il corso Java J2SE, avrei dovuto iniziare la parte J2EE. E invece scoppia il temporale. Mi viene chiesto di fare il Project Leader per un gruppo SW che, in soli 3 mesi, deve realizzare un prototipo funzionante di un sistema di riconoscimento utente. Bello a dirsi, ma in 3 mesi non so proprio cosa salterà fuori...
... speriamo un altro lavoro! E' che con tutti questi stravolgimenti risulta difficile anche aggiornare il proprio curriculum. Alla domanda "qual è la sua occupazione attuale?", mica posso rispondere elencando tutti e 7 i paragrafi precedenti!
In particolare la realizzazione del prototipo è una delle tante idee che escono dalla fucina marketing del V piano, che deve la sua esistenza solo all'introduzione della legge Basaglia che ha chiuso i manicomi. Se tale legge non fosse stata approvata, probabilmente ora non sarei qui a scrivere delle loro mirabolanti idee. E così, per scrivere il documento tecnico di requisiti per questo prototipo, sono costretto a frequentare sempre più spesso il manicomio del V piano.
E quando ne esco, infarcito di idee astruse quali "computer onnipresenti", "pervasivi", "adattativi", "reti ubique", mi chiedo se per stendere il mio documento non gioverebbe prendersi una mezza bottiglia di Metaxa. Così, a digiuno.
E' che mi hanno detto che col Lexotan fa un cattivo miscuglio.
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