Dopo che nella serata di sabato mi sono rivisto per l'ennesima volta Predator, che mi mette sempre una paura fottuta, la settimana è iniziata in modo scoraggiante.
Tanto per cominciare il meeting per la realizzazione del prototipo non ha mosso un passo avanti, siamo ancora alle prese con la definizione dell'architettura e, se oggi il manicomio non mi darà udienza per risolvere alcuni dubbi, avrò perso 2 giorni in modo infruttoso.
Poi ieri mattina mi sono trovato un mozzicone di sigaretta davanti al cancello: la sera prima non c'era, perché annaffiando le palme non avrei potuto non notarlo. Qualcuno nottetempo ci spia? Ci stanno curando per un assalto? Oppure un uccello l'ha lasciato cadere mentre era in volo? Tranne quest'ultima, remota ipotesi, le altre mi lasciano ben poco tranquillo...
Sempre ieri mattina ho ricontattato via email una ditta che l'anno passato stava per assumermi, ma poi la mia reticenza fece saltare tutto quanto. Sarebbero ancora disposti ad accogliermi, ma le previsioni poco rosee per l'anno venturo hanno fatto bloccare le assunzioni. Un contratto a termine di 6 mesi me lo proporrebbero, ma uno a tempo indeterminato al momento no.
Infine, ieri sera ho spezzato la chiave del lucchetto della bici, col risultato che sono dovuto tornare a casa a piedi, per poi ridiscendere in stazione dopo cena per segare la catena... in pratica ho dovuto rubare la mia bici.
E dire che nel week-end mi sono anche riposato abbastanza, ma lunedi è arrivato troppo presto. E la tristezza dell'inizio settimana si accompagna al lavoro che non sopporto, in quanto è forse la cosa più lontana dalle mie aspirazioni; intendiamoci, è sempre uno stipendio e come tale va rispettato, ma non posso vivere con la prospettiva di essere felice solo il 27 del mese...
A ciò aggiungiamo che da oltre 2 mesi non riesco a spuntare un colloquio di lavoro che sia uno. Finché ero a casa in cassa integrazione, ogni 2 settimane al massimo ricevevo una chiamata, ma dal mese di maggio è come se i rubinetti si fossero chiusi. Come se le aziende che già erano in crisi ci siano rimaste dentro, mentre quelle che non lo erano ci siano invece entrate. Anche fra i miei colleghi serpeggia la stessa impressione: rubinetti chiusi, così, quasi improvvisamente. Il pericolo che vedo nell'immediato è quello di adagiarsi, cominciare a pensare che si, in fin dei conti al lavoro che non piace ci si può anche abituare, si entra nella routine e il tempo se ne va. E se fra un paio d'anni si riproponesse la stessa situazione dello scorso novembre, ovvero l'azienda chiude e ci mette tutti a spasso? E se non intervenisse nessuno a rilevarci in blocco? Se adesso faccio fatica a trovare un impiego, chi si prenderebbe la briga di assumermi fra 2 anni?
Oggi siamo giunti a metà anno: se guardo a questi primi sei mesi del 2009. vedo più amarezze che bei momenti da ricordare. Non che io pretenda una vita senza sfighe, ma almeno non troppe tutte assieme...
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