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IndiaEveryday

martedì 30 dicembre 2008

Classifica - mie stupidaggini dell'anno 2008

Fine anno è da sempre tempo di bilanci.
Siccome chi non impara dai propri errori è destinato a ripeterli, pubblico qui una classifica delle stupidaggini più grosse che ho fatto in questo anno che si sta chiudendo. Il tutto nella speranza che quest'atto mi permetta di di non ripeterle.
Ovviamente la classifica è in ordine inverso di peso, da quella più veniale a quella che mi è costata di più, in termini materiali e morali.

10. Ho acquistato una lavatrice on-line il giorno prima che, in negozio, venisse offerta sul volantino a 30 euro in meno.

9. Ho inserito un laptop nello zaino (invece che nell'apposita borsa) e uno dei sostegni di ferro lo ha graffiato in più punti. Per fortuna che è quello aziendale.

8. Mentre tinteggiavo la taverna di casa, ho lasciato porte e finestre aperte per far asciugare prima la tempera. Col risultato che mi sono preso una bronchite.

7. Qui sarebbe lungo da spiegare. Volendo essere breve, sono involontariamente passato davanti a delle persone in coda e mi sono preso insulti a non finire. Può sembrare strano, ma ripeto di non averlo fatto di proposito.

6. Ho fatto l'abbonamento mensile al treno e l'ho usato per 6 volte in tutto il mese.

5. Ho perso un sacco di ore (veramente tante, preferisco non contarle) del mio scarso tempo libero a scegliere ed acquistare dei libri via Internet, che tanto non leggerò mai.

4. Stressato dai treni sempre in ritardo, mi sono recato all'Ospedale di Novara in auto. E qui ho preso una multa.

3. Cercando di grattare via dalla carrozzeria dell'auto le cacche di uccello, ho usato una spugnetta per i piatti. Il risultato mi sembrava buono, solo dopo aver osservato la carrozzeria in controluce mi sono accorto di averla graffiata quasi completamente.

2. Ho rinunciato ad un'offerta di lavoro perché l'azienda non mi dava molto affidamento. Tre mesi dopo, l'azienda per cui lavoro mi ha licenziato.

1. Ho perso il lavoro, nonostante avessi la possibilità di andarmene prima di essere licenziato.

Sperando di non commettere più errori del genere, ma con la certezza che tanto ne farò degli altri, auguro a tutti coloro che passano di qui un sereno 2009.

giovedì 11 dicembre 2008

Le ultime parole famose

Oggi sono in vena di citazioni.A proposito, chi indovina il nesso tra l'argomento del post e la foto (presa da Wikipedia), vince la mia amicizia virtuale su Facebook :-).
L'azienda per la quale sto lavorando e che, come spiegato alcuni post fa, sta per licenziare me ed i miei colleghi, non più tardi di un anno fa proclamava che in effetti avevamo qualche difficoltà, ma che comunque eravamo in salute e che ci saremmo ripresi ben presto.Qualcuno nei piani alti annunciava:

"Sappiamo che il 2008 sarà un anno importante, che ci vedrà coinvolti su tanti fronti, un anno in cui avremo poco tempo per rifiatare ma sarà un anno bellissimo, ricco di soddisfazioni, dei successi che sapremo costruire e, perchè no, fortunato !"


Il 2008 inizia ma il ritornello è sempre lo stesso:

"*** è una realtà solida, strutturata e molto esperta, ci si attende molto da noi; il successo di *** dipende da quanto saremo capaci di fare lavorando insieme per continuare a migliorare le nostre performance.
Ora come in passato e, forse, più che in passato il nostro contributo è determinante.
Con l’impegno di tutti, saremo in grado di vincere le sfide del 2008. Uniti come sempre, e ben focalizzati nel realizzare la nostra strategia."


E poi, nel corso del 2008, proclami e annunci a non finire con lo scopo di farci sentire belli, bravi e in forma.
Poi, qualcosa comincia a scricchiolare.
Niente più annunci.
Niente più proclami.

Solo un comunicato stampa in cui si parla di "riorganizzazione", "semplificazione", "nuova strategia"... il tutto per annunciare la chiusura e lasciare così tutti a casa.

Eppure è passato solo un anno.

venerdì 5 dicembre 2008

Questo sì che è un paese per vecchi!

Nelle ultime settimane mi sono trovato mio malgrado ad avere a che fare con la Sanità in Italia. Niente di preoccupante per fortuna, anzi mi ritengo fortunato del fatto che, fino ad ora, ho avuto ben pochi motivi per rivolgermi ai medici.

E dire che l'imperatore Tiberio era solito affermare che un uomo, giunto all'età di 35 anni, non avrebbe più dovuto aver bisogno del medico, in quanto a questa età si dovrebbe sapere ormai ciò che è bene o male per se stessi. Ironia della sorte, proprio a partire dai 35 anni io ho avuto la necessità di ricorrere sempre più spesso a visite mediche e cure, anche se finora gli acciacchi non si sono mai trasformati in qualcosa di grave.

Questa rapida premessa serve solo a circoscrivere il fatto che, qualche giorno fa, mi sono recato all'ospedale di Novara per un'ecografia addominale.

Prima dell'esame vado a pagare il ticket allo sportello ed entro in un salone stile laboratorio degli sceneggiati di fantascienza anni '80, del tipo de "L'uomo da 6 milioni di dollari", tanto per intendersi.

Stacco il mio numerino e guardando il tabellone mi accordo di avere davanti a me circa 25 persone. Un po' preoccupato perché la visita si terrà fra soli 30 minuti, rimango in piedi e aspetto.

Noto subito che ben poche persone, nel porgere la prescrizione allo sportello, mettono mano al portafoglio. Quasi tutte hanno una busta o una valigetta piena di scartoffie, che vengono accuratamente controllate dall'impiegato allo sportello. Nella maggior parte dei casi, dopo qualche minuto, l'esenzione dal pagamento viene accertata e infine ratificata apponendo un timbro sulla prescrizione. Infine la persona in questione lascia lo sportello e si reca al padiglione per effettuare la visita.

Il tempo per controllare tutta la documentazione per aver diritto all'esenzione non è trascurabile: dai 3 ai 5 minuti.

In particolare, poco prima del mio turno, vedo avanzare una signora sulla settantina, un po' malferma, con una borsa tipo la mia quando mi sposto con il laptop.

La signora porge la prescrizione all'impiegata allo sportello, insieme ad un plico di carte appena estratto dalla borsa.

L'impiegata esamina la prescrizione, poi le carte, poi fissa perplessa alcuni documenti. Chiama una collega, le spiega la situazione, poi insieme chiamano una terza collega.

Discutono tutte animatamente per qualche minuto, poi la questione, qualunque essa sia, sembra appianata. L'ambito timbro viene apposto alla prescrizione e la claudicante signora ritira con fatica i suoi incartamenti, impugna la prescrizione, saluta e se na va. Tutto questo teatrino, dall'inizio alla fine, si svolge in non meno di 10 minuti. E neppure l'ombra di un centesimo esce dal portafogli della donna.

Un momento prima di uscire, rivolge un cenno ad un vecchio presumibilmente novantenne, seduto in una angolo del salone, dicendogli: "Dai, papà, è tutto a posto, andiamo a fare la visita...".

Rimango attonito qualche secondo, finché il "beep" che segnala l'avanzamento della coda mi riporta al presente. E' finalmente il mio turno, porgo la prescrizione e l'impiegata mi dice: "Fanno 36,15 euro". Pago, il timbro si posa sulla mia ricetta, la ritiro ed esco. Tempo totale: 40 secondi.


Direi che questo è proprio un paese per vecchi...