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IndiaEveryday

giovedì 20 marzo 2008

Il colloquio delle 3 carte

Come anticipato, settimana scorsa ho sostenuto un ulteriore colloquio di lavoro.
Avevo inoltrato la mia candidatura su Monster.it per una posizione di Sales Engineer nel settore automotive, nel quale posso vantare un'esperienza di circa 5 anni. Tuttavia non ho mai fatto il Sales Engineer, ho ricoperto il ruolo assai più tecnico di Applications Engineer, ma mi sono detto "Perché non provare, magari sono interessati a qualcuno che abbia voglia di passare da un ruolo tecnico verso qualcosa di commerciale".
Dopo neppure un'ora sono stato contattato da una impiegata di una società di job placement, che mi manifesta il suo interesse per il mio CV e pertanto fissiamo un colloquio per il venerdi successivo.
Detto fatto, il venerdi mi presento in leggero anticipo all'indirizzo comunicatomi.
Il colloquio si teneva al pomeriggio, pertanto il mattino mi sono recato al lavoro come al solito. Dovete sapere che nel mio ufficio l'abbigliamento richiesto, pur decoroso, non è obbligatoriamente formale. Questo perché i nostri contatti con l'esterno sono ridotti al minimo, onde per cui non si sente l'esigenza di vestirsi da Prima Comunione.
Perciò, non avendo l'abitudine di mettermi giacca e cravatta, mi riesce difficile farlo appositamente per sostenere un colloquio di lavoro. E tale mia cattiva predisposizione alla formalità ha dato origine ad un gustoso siparietto con il mio ex-capo, che sapeva già da qualche giorno di questo mio colloquio...
Vedendomi come al solito in camicia e pullover, mi fa: "Mica ci andrai vestito così, al colloquio?". E io: "Si, perché? Non sono elegante ma sobrio".
Lui: "Assolutamente no. Ad un colloquio ci devi andare in giacca e cravatta, è un must".
Io: "Ma se non lo faccio mai, eppure non credo di aver mai pregiudicato l'esito di un colloquio per questo motivo".
L'ex-capo a questo punto mi guarda perplesso le scarpe, un comodo paio di Kappa da tempo libero. Poi guarda le sue e mi chiede che numero porto. "Quarantaquattro", faccio io, un numero totalmente fuori misura per lui. "Peccato, ti avrei prestato le mie", è il suo commento.
Ci salutiamo e me ne torno mogio mogio alla mia scrivania, sentendomi peggio che un barbone da stazione invitato ad una festa. Poi però mi ricordo che nell'armadietto tengo un paio di scarpe di riserva, per quando piove e arrivo in ufficio fradicio. Le cambio in fretta, torno dall'ex-capo e gliele mostro. "Si, decisamente meglio" è il suo commento. Perciò prendo fiero il mio zainetto e mi avvio alla fermata del bus, dalla quale in meno di un'ora raggiungo la sede del colloquio.
La mia ritrosia al cambio di scarpe era dovuta ad un motivo fondamentale: le scarpe di riserva mi fanno un male cane, soprattutto al secondo dito del piede che, per qualche strano scherzo del destino, è più lungo dell'alluce. Dovendo scegliere tra un week-end di dolore ai piedi (perché fino al lunedi successivo non avrei recuperato le mie comodissime Kappa) ed un complesso del barbone in sede di colloquio, ho optato per la prima. E ho fatto male.
Infatti non solo la signorina che mi ha intervistato non sembrava badare troppo all'eleganza, essendo abbigliata in modo molto più informale del mio (poco ci mancava che tenesse i bigodini in testa), ma soprattutto il colloquio si è rivelato una vera fregatura, come vi spiego nelle prossime righe.
Dopo aver riassunto le mie esperienze, la tipa mi chiede se mi sentivo adatto a fare il Sales Engineer. Io spiego che la posizione mi interessa molto, ma non avendolo mai fatto prima, sarebbe necessario che l'azienda investisse del tempo per instruirmi. Qualora invece l'azienda volesse assumere uno che sappia già fare quel lavoro, allora non sarei la persona giusta.
La ragazza mi dice allora "Infatti dal suo CV mi ero accorta che lei è soprattutto un tecnico. Perciò io accantonerei questa posizione e gliene proporrei un'altra, sempre che le interessi". Io rimango un po' sbigottito, non capisco perché mi abbia chiamato se già dal mio CV si evinceva che non sono adatto. Mi sento quasi al centro di un gioco delle 3 carte: la posizione c'è, ma adesso non c'è più, ce n'è un'altra ed eccola qui. "L'ennesima perdita di tempo", penso tra me.
Dato che ormai la mezza giornata è persa, mi dimostro interessato alla nuova proposta, che così mi viene riassunta: "C'è un'azienda con casa madre in Toscana (e della quale assolutamente non posso fare il nome) che, nella bassa della sua provincia, ha aperto una filiale con circa 30 dipendenti. Produce dispositivi wireless di vario genere, anche telecomandi per cancelli (!), ed ha bisogno di un candidato con esperienza nelle telecomunicazioni per fare il Project Leader della ricerca e sviluppo, ma anche un po' di tutto. Non vendono i loro prodotti direttamente, ma riforniscono altre aziende che ci appongono il proprio marchio".
Ora, a onor del vero, va detto che qui troppe cose non mi quadravano, per cui ho iniziato a straparlare e credo perciò di essere sembrato molto confusionario.
Ho cominciato infatti a chiedere come un'azienda di 30 dipendenti potesse permettersi un gruppo di ricerca e sviluppo, dato che nelle aziende piccole le figure professionali sono molto sfumate. Poi ho domandato se potevano loro essere interessati a me, visto che ho anche competenze di Qualità del SW e, di solito, nelle aziende piccole la Qualità viene vista come una gran perdita di tempo... insomma, meglio che me ne fossi rimasto zitto.
In conclusione ci lasciamo con la sua promessa di propormi all'azienda in questione, che forse mi chiameranno e le solite amenità. Ma a quel punto io ormai odio non solo lei, ma pure l'ufficio che sembrava tanto un pied-à-terre.
Ci salutiamo e salgo sul primo treno per casa, contento per una volta di arrivare 2 ore prima del solito.
La ricerca continua, anche se la mia fiducia comincia un po' a incrinarsi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

No no, uè! Non mollare! Ti fanno diventare matti quelli delle agenzie di selezione del personale, ma vedrai che prima o poi salta fuori qualcosa di interessante. Magari, lascia il curriculum in aziende della tua zone che viste da fuori ti lasciano una bella impressione: ci sono certi che magari non vanno in cerca di nessuno, ma se capita un buon curriculum non se lo fanno scappare (la mia azienda per esempio fa così...). Ciao!

Gischio ha detto...

Grazie Akilleys per il suggerimento... guarda caso proprio oggi sembra aprirsi un nuovo spiraglio.
Ne parlero' a breve se si concretizza.

Anonimo ha detto...

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